#10YearsOfMarcoMengoni : Sanremo 2013
‘Il vincitore, della 63°esima Edizione del Festival di Sanremo è... MARCO MENGONI”
Quel giorno si concluse così.
Ma prima di arrivarci, andrò per gradi.
Perché penso che quell'emozione vada assaporata e ricordata così come è stata vissuta.
Perché l’emozione di quel momento, è stata la conclusione, di un duro lavoro e tanta fatica.
Credo fosse il 24 Gennaio quando venne annunciata la sua partecipazione al Festival con post sulla pagina social ufficiale semplice, ad effetto:
“Di Mengoni, Casalino, De Benedictis “L’ESSENZIALE”.
Dirige l’Orchestra il M° Fabio Gurian.
Canta M. Mengoni.
-19 al 63°Festival di Sanremo, e sarà BELLISSIMO.”
Boom.
Felicità mista ad agitazione. Sui social il delirio assoluto: festeggiamenti per la bella notizia, organizzazione dei primi preparativi per le tifoserie. Gruppi di persone che si preparavano alla guerra del televoto. Di li a poco saremmo diventati L’Esercito, uniti e compatti verso un solo obiettivo: La vittoria.
Martedì 12 Febbraio: un fandom in fermento. Era la prima serata. Quella che avremmo ricordato per sempre, negli anni a venire: il primo ascolto dei due nuovi brani. Avevamo un grosso compito da casa quella sera: scegliere quale figlia mandare avanti, e quale invece lasciare indietro per il momento. E mentre le ore passavano in totale ansia, alle 18.18 apparve un messaggio sul profilo facebook:
“Bello sarà sentire il cuore cassa in quattro che esce dal petto.
Bello sarà scendere il “primo”o ultimo gradino, o forse solo uno.
Vestito come prima canzone declama..
Bello sarà sapervi davanti al televisore per emozionarci insieme..
Bellissimo sarà ricominciare da qui.
A fra poco 50%”
Eravamo il suo 50%. Lo siamo anche adesso, anche se ora ci reputa il suo 70-80%. Più della metà. Il ché per noi è solo un onore sentirci parte di tutto questo.
Si parte. Si aprono le danze.
Il primo a salire sul palco. Completo elegante Blu.
Agitato, emozionato. Mani fredde, gelide. Luciana le prende tra le sue e si assicura che sia vivo. In casa piomba il silenzio: “che nessuno emetta un fiato”
Parte il primo accordo: L’essenziale. È amore a primo ascolto.
Finisce il brano, lacrime a fiumi percorrono il viso: È tornato.
Fazio torna per spiegare le modalità di voto. In casa tutti pronti, cellulari alla mano, telefono fisso compreso. Codice 1 per L’Essenziale, Codice 2 per Bellissimo. Parte l’accordo, agitato? Più o meno, ma non lo si da a vedere. Il palco è suo. Si scatena, e da casa balliamo tutti. Il mio salone, diventa una balera. La gioia è tanta. Ma bisogna scegliere. Quanto difficile. Ma va fatto. Ok. Vada per la prima canzone: L’Essenziale. Che Gianna non l’abbia a male.
Si aspetta il verdetto della scelta, e nel frattempo lui cosa fa? giocherella con le piume del vestito di Luciana! Come se nessuno lo stesse guardando. Tipico Suo.
Salivazione azzerata. Luciana lo prende in giro e lui si improvvisa cammello e scherza cacciando la lingua fuori. Si può essere così? Si.
Scende le scale, per annunciare il verdetto, un volto amico: Marco Alemanno, compagno di vita di Zio Lucio. Il risultato di preferenza e minimo, ma c'è. Passa L’Essenziale. Applausi all’Ariston, applausi sui social, applausi a casa. Approvato.E tra me e me, penso: Abbiamo vinto.
Giovedì 14 Febbraio terza sera.
Da qui in poi inizia la Gara. Tutti contro tutti. Penultimo ad esibirsi. “Se il gioco si fa duro, è da giocare” e quindi VIA. Codice 13, l'infinità di sms inviati al 47222. Riti scaramantici contro chi gufava, farsi il segno della croce come gesto di speranza, perché la giuria di qualità non rompesse le scatole, e desse voti decenti per una volta nella vita.
Vestito elegante come la prima sera, ma con un colore diverso: amaranto. Ciuffo riccio e ribelle. Entrata: si strofina le mani per scaldarle, prima che Luciana possa toccarle, scoppia a ridere. Che scemo.Parte l’accordo. Questa volta a cantare non è da solo: L’Esercito canta con lui, da casa. In casa mia il coro peggio che allo stadio.
Fine.
Ora si aspetta la classifica parziale. Tutto può cambiare, ma se è primo, meglio.
Si vota.
I social invasi: gioia a destra e a manca.
Si vota.
Si parte con la classifica parziale:
1°posto MARCO MENGONI.
Il boato in casa? Non potete immaginarlo. Dei vicini chi se ne frega.
Venerdi 15 Febbraio Sanremo story.
Quella sera ci fu qualcosa di fondamentale. Qualcosa che dichiarò finiti i giochi. Come se un angelo protettore fosse dietro di lui e dicesse: VAI, È FATTA.
In casa c'era molta curiosità.
Ogni concorrente portava un pezzo della storia di Sanremo. E lui aveva deciso di riportare su quel palco, un artista, che dopo quella canzone che avrebbe cantato, “non ha scritto più nulla”, direbbe lui. “Mi piace dire così”:
Luigi Tenco. Il brano CIAO AMORE CIAO.
È ora. Si entra in scena: Sempre elegante: un completo nero, camicia bianca, cravatta nera e capelli laccati. L’emozione la si può toccare con mano, talmente è forte.
Parte l’accordo. Occhi lucidi. Silenzio assoluto in casa. Nessuno parla. Piangono tutti.
Anche lui, tremante. Sbaglia una parola del brano, ma l’emozione trasmessa è talmente grande che non è importante.
Fine.
Il teatro vien giù come scrosci di grandine, talmente sono tanti gli applausi. Siamo tutti esterrefatti dalla bellezza di quel momento.
Per noi, ha sempre meritato di vincere, ma qualcuno, grazie a quella sera, inizia a vederlo sotto
un altro aspetto: Artista dal cuore buono: L’Esercito aumenta, più forte che mai.
Era Sabato 16 Febbraio del 2013.
In casa mia c'era il caos più totale. Tutto il giorno, non avevamo fatto altro che parlare della bellissima e commovente esecuzione della sera precedente. In casa avevamo decretato che quella sera c'era stata davvero la svolta. Una svolta importante. Eravamo pronti. Tutti carichi. Cellulari compresi. Meritava la vittoria. Questa volta non ci saremmo accontentati di un secondo o terzo posto. Lui si. Era già soddisfatto. Ma l'esercito, me compresa, voleva regalargli il mondo. E quel mondo in quel momento era la vittoria.
Che la finale abbia inizio. Una lunga notte ci attende. Ansia e gioia, gioia e ansia. Alchimia assurda.
Tredicesimo ad Esibirsi, con il codice 13. Stile impeccabile, questa volta dal colore violaceo con sfumature più scure. Il volto di chi ha già ha avuto la sua vittoria personale. Essere lì.
Si parte. L’essenziale risuona nell’Ariston, arrivando ai nostri cuori tramite uno schermo.
“Ti toglie il respiro e la sete”, ecco come ci ha lasciati.
È fatta, ora bisogna attendere di conoscere i 3 finalisti. E nel frattempo si continua a votare. Fandom in delirio. Nel mio cuore c’era solo la gioia. Non esisteva altro. Si inizia con i premi secondari: ricordo il via vai degli Elio e le Storie Tese. Vederli andare e venire, mi mise una sorta di agitazione. Non potevano vincere anche il Premio Finale. Quello doveva essere tuo. Avevamo deciso cosi, e cosi doveva essere.
Ecco il momento di scoprire i finalisti. Fabio spiega che verranno chiamati in ordine di sorteggio da parte di un notaio, nello stesso ordine verrà assegnato un un nuovo codice per un nuovo televoto, quell’ ordine sarà anche l’ordine di esibizione: “Tutto chiaro, Fazio, meno chiacchiere e dicci chi è passato, CHIAMALO”
Ansia alle stelle,
“Luciana, siamo nelle tue mani, facci sognare” penso, e intorno a me c’è un silenzio così forte che quasi quasi fa rumore
“Ammessi alla finale, in ordine di sorteggio da parte del notaio:
primo finalista: Elio e le Storie Tese, La Canzone Mononota.” Applausi dalla platea.
Ansia in casa, ansia sui social. L’esercito con il fiato sospeso.
“Secondo finalista, Modà, Se Si Potesse Non Morire” Altri applausi dalla platea, qualche urletto.
“LUCIANA CHIAMALO, CHIAMALO!!!” iniziavano le proteste davanti al televisore,
Nonna in piedi aditava la tv come se potessero sentirla. Io le davo man forte.
“Ultimo finalista di questo 63°esimo Festival di Sanremo è:”
Ci siamo, ora o mai più.
“Marco Mengoni, L’Essenziale”
Boato. Boati ovunque, il telefono è esploso a causa delle mille notifiche. I timpani mandati a qual paese. La platea acclama il suo vincitore, si sente chiaramente urlare e tifare Marco.
Ma non era finita. Ricomponiamoci in fretta, il televoto ci aspetta. ANDIAMO A VINCERE.
Il codice questa volta è il 3, il numero è lo stesso.Via al televoto: L’Essenziale è vincere.
Si esibiscono gli Elio, I Modà.. applausi.
Tocca a lui. Tocca a Noi. E in un attimo, sento il cuore allontanarsi, viaggiare e arrivare sul palco, insieme al mio, quello delle miriadi di persone che come me, in quel momento era li, per gioire e portare finalmente alla vittoria Marco.
Entra in scena, cammina , saltella mentre raggiunge la postazione. Luciana gli stringe la mano, ormai è un gesto scaramantico. Sorride. Pubblico dell’Ariston in visibilio.
Ci siamo. Le dita scorrono, mandando messaggi, le orecchie ben tese. Lo sguardo puntato alla TV. L’orchestra da il Là.
È felice, oramai per lui è fatta. È già tanto essere tra i tre.
Ma no, per noi non basta. Per noi merita di alzare quel leone con la palma e gioire. Il duro lavoro va premiato. È quella fatta da lui, è stata davvero fatica.
L’ultima esibizione della gara va in porto. Acclamato dal pubblico ringrazia e va via. Gli applausi non smettono. Da casa, l’ansia aumenta. Le aspettative sono alte. Le malelingue parlano, ma non le si ascolta. Guardiamo solo un obiettivo.
Inizia a calare il silenzio: l’ansia per il verdetto finale. STOP AL TELEVOTO.
Ci siamo. I giochi son stati fatti. Non ci resta che tenere le dita incrociate, pregare e controllare l’ansia.
“Che non voli una mosca” urla mia madre. “Shhh” faccio eco io.
Ringraziamenti, siparietti di Fabio e Luciana. Ma soprattutto una notizia: SI VOLA A MALMO, ALL’EUROVISION SONG CONTEST.
Altre urla. Altra soddisfazione.
Arriva la busta.
“TI PREGO, TI PREGO, TI PREGO.” Questo era il mio pensiero.
Vedo mamma correre verso la vetrina, in salone. Torna con una bottiglia di spumante. Nessuno ci crederà ma è vero.
La guardo e per tutta risposta mi dice: “SE VINCE SI DEVE FESTEGGIARE, QUEL RAGAZZO L’ABBIAMO VISTO CRESCERE”. Nonna urla “SILENZIO”.
E silenzio fù.
‘Il vincitore, della 63°esima Edizione”
3..
“ del Festival di Sanremo”
..2..
“ è..”
..1,
“MARCO MENGONI”
Urlo di gioia, il gatto scappa impaurito. Dei vicini non ce ne frega, si stappa lo spumante, si brinda ad una vittoria meritata. L’Ariston esplode. Urla di giubilo, in tv, a casa, su internet. Ovunque.
Arriva sul palco, commosso. Non poteva crederci. Abbraccia Luciana, abbraccia fabio.
Fabio lo incita: “di quello che vuoi”
Allarga le braccia, come se le parole non bastassero ad esprimere quel momento, e ha ragione, penso.
“Grazie, è stato un onore per me partecipare a questo Sanremo.”
Applausi. Si applaude gli altri concorrenti, ma si applaude soprattutto il vincitore.
Arriva il premio, quel leone d’oro con la palma, tanto sudato, e nelle sue mani, in quel cofanetto rosso, che si chiude in continuazione. Risate per le gaffe della consegna del premio. La confusione regna sovrana, ma chi se ne frega. Ha vinto, l’esercito ha vinto. Orgoglio a mille.
E l’ora di riascoltare per l’ultima volta il brano del vincitore, e non poteva mancare l’effetto Mengoni: “Devo ricantare?”
Rido e piango. Piango e rido. L’entusiasmo è alle stelle.
L’essenziale riparte, tutti cantano con la gioia nel cuore. Un canto liberatorio, Abbiamo vinto. Hai vinto. Le lacrime cadono. Si chiude il sipario sul Festiva.
Manca solo una cosa: dire grazie a chi ti ha sostenuto.
Ore 16:26, del 17 febbraio: appare un messaggio sul profilo Facebook:
“Nonostante i 15 minuti di sonno e la stanchezza che pian piano appanna la vista, vedere i vostri occhi soddisfatti ed orgogliosi e leggere i vostri pensieri mi da la forza per affrontare questo nuovo percorso: TUTTO QUELLO CHE AVETE FATTO IN QUESTO SANREMO NON HA PREZZO… e non c’è premio che tenga.. il mio premio siete voi in questi giorni.. il mio premio siete voi da quattro anni a questa parte. GRAZIE SQUADRA FORTISSIMIIIIIIIII”
Un sipario importante è calato, ma un altro non si è mai chiuso per molti, e per altri si è aperto da quel momento: Un sipario di 10 anni di percorso, che non calerà mai.
Sempre al tuo fianco, con l’affetto e l’amore che cresce di anno in anno, pronti a supportarti ovunque sarai, e qualunque cosa farai. Perché da sempre sei per NOI L’Essenziale.
Grazie.
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